Che momento è?

Siamo passati dalla padella alla brace. Siamo passati dalla pandemia alla guerra. Siamo passati dalla crisi economica alla crisi energetica. All’inizio della pandemia ci consolavamo dicendo che ne saremmo usciti migliori. Ne siamo usciti a pezzi: rapporti corrosi, sgretolati, morti, persone che non si parlano più e non sanno vincere le loro differenze, famiglie distrutte, povertà. Ne siamo usciti a pezzi. Ma ne siamo usciti. Sembrava arrivato finalmente il momento di rimboccarsi le maniche e ricostruirsi una vita. E arriva la guerra, la crisi energetica, i tg pieni di morti, di bombe, il dolore delle persone che stanno perdendo tutto. Sembrava il momento di rinascita e ci troviamo qui. Che momento è questo? Cosa dobbiamo fare adesso?

Ho pensato tanto a cosa possiamo fare, come possiamo reagire e cosa dovremmo fare. Possiamo ignorare la cosa, possiamo informarci, possiamo fare una donazione, possiamo accogliere qualcuno in casa, possiamo andare avanti con le nostre vite tamponando i vuoti, possiamo…

Possiamo fermarci un attimo e ascoltare questo momento. Che momento è questo? È un momento in cui siamo tutti stanchi, tutti stufi, tutti a pezzi dopo la pandemia. È un momento in cui abbiamo paura (e se la guerra arrivasse anche a casa mia? E se Putin conquistasse l’Ucraina? E se cominciasse la terza guerra mondiale? E se…?).  È un momento in cui il mondo sta soffrendo. Soffre il Myanmar in guerra, soffre l’Ucraina in guerra, soffre il Medio-Oriente. Soffrono i migranti climatici, soffrono gli ammalati, soffrono i poveri. È un momento di sofferenza ancora più grande perché siamo usciti da un buco nero per precipitare dentro un altro buco nero. Che momento è questo?

È il momento di pregare più forte. È il momento di amare più forte. È il momento di perdonare più forte. Abbiamo un Dio che ci sfida a insistere, che ci sfida a chiedere («Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, cercate e troverete»). E allora alziamo la voce. Preghiamo più forte, preghiamo più convinti, preghiamo più insieme. Preghiamo con la bocca, preghiamo con le mani, preghiamo con l’amore, preghiamo con il perdono

È un momento in cui rabbia, rancore, lamentela, paura e malcontento sono i colori principali del nostro mondo. E allora? Allora a partire da noi, dal nostro piccolo, dalla nostra famiglia, dal nostro lavoro, è ora di amare più forte. Vi invito a pensare al dolore ogni volta che la rabbia vi brucerà gli occhi. Ogni volta che starò per aprire bocca e lamentarmi, per giudicare, per condannare, per maledire qualcuno, penserò al dolore del mondo e perdonerò. Penserò alla sofferenza del momento e amerò. Penserò a pregare più forte per quella persona che mi ha fatto arrabbiare. Per quella situazione che mi suscita modi di odio. Per questo momento di buio. Pregherò offrendo la mia fatica a non lamentarmi, a non maledire, a non cedere alla rabbia.

Che momento è questo? È il momento di fermarsi e cambiare colore alla nostra vita. Un passettino alla volta, un perdono dopo l’altro, un gesto concreto d’amore dopo l’altro.

È il momento di pregare più forte, di chiamare questo Dio e dirgli «Porta la pace. Sii la pace. Donaci la pace».

 

Dalla Rivista Sulla Via della Pace n° 67, articolo di Daphne Squarzoni
Scrittrice e pubblicista
Rubrica Editoriale

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