…e vissero tutti felici e contenti?

Carissimo,
quanto mi pesa in questo momento la lontananza, il lockdown, il non poterti abbracciare e farti sentire tutto il mio affetto, vicinanza, calore! Credo di capire quanto mi hai raccontato con tanta sofferenza e disperazione. Capisco il senso di sconfitta che vivi, lo scoraggiamento, il non vedere la luce alla fine del tunnel.

“Se tornassi indietro non sposerei più mia moglie. Avrei voluto una persona diversa, più atletica, più attraente, più fantasiosa e disponibile sessualmente, più curiosa culturalmente, più leggera e sbarazzina, più stimolante, più affine a me. Non è la persona giusta”.

Le crisi sono inevitabili, in qualsiasi momento della vita e in qualsiasi stato di vita: per gli sposati, per i consacrati e per i single. E, in questi momenti tanto dolorosi, si maledicono le scelte fatte o non fatte, si è gelosi e invidiosi, convinti che l’altra strada sarebbe stata migliore.

A questo punto le possibilità possono essere: tirare avanti così, per comodità, per quieto vivere(?), per amore dei figli. Oppure, andare ognuno per la propria strada, opzione che va per la maggiore.
O usare di questa situazione perché possa diventare occasione di cambiamento. Sì, cambiamento: non dell’altro, ma mio, in modo che questa difficoltà possa rendermi migliore. Quando le cose non vanno bene, si è sempre propensi a pensare che la colpa sia unicamente dell’altro: se cambiasse l’altro tutto si sistemerebbe. Per quanto possa sembrare evidente che tutta la colpa sia dell’altro, non è mai possibile superare una crisi aspettando che solo l’altro cambi. Quindi dovrei farmi delle domande: come io ho collaborato a costruire questa difficile situazione? Cosa faccio perché lei agisca così? Quale la mia parte di responsabilità? Quale vantaggio traggo da questo scontro?

Quando ci si sposa giovani, come abbiamo fatto tu ed io, lo si fa in modo irresponsabile, più innamorati dell’amore che della persona concreta, con uno strascico da fiaba del genere “e vissero tutti felici e contenti”. Ed anche con l’idea che essere credenti e praticanti impedirà ogni contrasto. Ma la vita quotidiana, la diversità di caratteri e di abitudini, la mancanza di organizzazione e di chiarezza di ruoli fa cadere ogni illusione. Non ci si capisce più. Si rimane delusi, spiazzati, attoniti, paralizzati. Si parla, si discute e ri-discute, si litiga, ci si arrabbia, ma nulla cambia. E ci viene da pensare dell’altro “O è matto o è cattivo”.

Molti dei comportamenti distorti, bizzarri, ferenti, aggressivi, dipendono spesso dall’essere poco maturi, poco padroni di noi stessi, poco sicuri di sé, che sfocia nel vivere l’altro come un nemico e un rivale. Dipendono anche dal non aver sanato vecchie ferite. Papa Francesco scrive che “l’infanzia e l’adolescenza vissute male sono terreno fertile per crisi personali che finiscono per danneggiare il matrimonio”. Da questo humus scaturisce un amore egoistico, infantile, che fa girare tutto attorno a sé. “È un amore insaziabile che grida e piange quando non ottiene quello che desidera. Altre volte si ama con un amore fissato ad una fase adolescenziale, segnato dal contrasto, dalla critica acida, dall’abitudine di incolpare gli altri, dalla logica del sentimento e della fantasia, dove gli altri devono riempire i nostri vuoti o sostenere i nostri capricci.… Bisogna fare un percorso di liberazione, di cura della propria storia… Se non ci riconciliamo con la nostra storia, non riusciremo nemmeno a fare un passo successivo, perché rimarremo sempre in ostaggio delle nostre aspettative e delle conseguenti delusioni”. E il Papa indica anche come:

C’è bisogno di pregare con la propria storia, di accettare sé stessi, di saper convivere con i propri limiti, e anche di perdonarsi”.

Che bello quanto scrive Papa Francesco! Che déjà-vu… È una canzone nota, una musica affascinante ed amata. Che richiama un carisma fondante la nostra realtà di Via Pacis: la pacificazione interiore. Il deporre pesi e peccati, per poter correre con perseveranza cercando di vivere il Vangelo della pace.

E poi? È sufficiente deporre pesi e peccati, pacificarci con la nostra storia, per ottenere un cambiamento di comportamento e di atteggiamenti? Per essere migliore? Certamente no. Ne parliamo la prossima volta?

Ti abbraccio e ti assicuro tutto il mio sostegno. Tifo per te. Tifo per voi. Sempre con tanta stima.

Tua Eliana

 

Dalla Rivista Sulla Via della Pace n°62, articolo di Eliana Aloisi
Counsellor e mediatrice familiare,
fondatrice dell’Associazione Via Pacis
rubrica Carissimo

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