Nuova vita in carcere

Da anni, prima in modo sporadico, poi sempre più consapevolmente, l’Associazione Via Pacis sta scoprendo il carcere come nuova frontiera per l’annuncio del Vangelo della pace, con varie modalità. Ad esempio, nella primavera di quest’anno 2023 si è tenuto un Seminario di Vita nuova per il Battesimo nello Spirito all’interno del carcere di Rovigo, con detenuti per gravi reati, in regime di Alta sicurezza.

Raccontano Sabrina ed Emanuele, impegnati in questa missione dal 2016: «Conoscendo persone che escono dal carcere molto peggio di quando erano entrate, abbiamo capito che bisogna andare lì per annunciare e testimoniare il perdono. Con timore, certo, ma quando li incontriamo ci rendiamo conto che potrebbero essere nostri figli. Il nostro carisma permette a noi e a loro di sentirci fratelli, perché noi siamo in una situazione diversa solo per Grazia». Anche Nancy, da Via Pacis Nairobi, ci scrive: «La prigione in Kenya ha bisogno di noi. Noi possiamo aiutare portando speranza in carcere attraverso il nostro carisma di riconciliazione». (vedi progetto attivo)

Luca e Giorgia, per alcuni anni responsabili di un progetto con le donne recluse nella Casa Circondariale di Trento, ci condividono la loro esperienza: «Quando ci è stato proposto di portare avanti questo servizio, per prima cosa abbiamo pensato di non essere in grado di svolgere un compito così difficile. Ci chiedevamo: cosa possiamo portare, cosa possiamo comunicare a quelle persone? Dove trovare la speranza ed essere, a nostra volta, canali di questa speranza? La risposta ci è arrivata nell’incontro con le persone, portatrici di grandi fallimenti e di tanto dolore, tenendo presente che ciascuno di noi è portatore di carceri interiori e, dunque, siamo tutti bisognosi di guarigione e nuova libertà».

Scrive Ruggero Zanon, presidente di Via Pacis: «La prima volta che sono entrato in un carcere, in Italia, per un progetto in favore dei detenuti, mi sentivo bravo, coraggioso. Ma è bastato sentire le prime condivisioni di queste persone, per fare esperienza della mia povertà: quanta ricchezza nelle loro parole, quanta profondità, quanto desiderio d’infinito nelle loro condivisioni, quanta libertà di essere se stessi, quanta verità! E più era profondo l’abisso del male che avevano commesso, più era profondo il loro livello di consapevolezza e di sete di vita vera».

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