Nella salute e nella malattia

Il signor Aldo è un bell’uomo di 85 anni, alto, con lo sguardo vivo. Cammina appoggiandosi a un bastone, da quando un ictus gli ha ridotto l’equilibrio e la motilità. È arrivato nel mio studio guidando l’automobile, che gli consente quell’autonomia tanto preziosa.

Il problema che l’ha portato da me non è la sua salute. La moglie, Maria, da qualche anno presenta i sintomi della malattia di Alzheimer: perdita di memoria, incapacità di svolgere le attività quotidiane, alterazione del ritmo sonno-veglia. Ma ciò che più spaventa e intristisce Aldo è il cambiamento di carattere: la donna forte, serena, accogliente, che lo accompagna da 60 anni, è diventata disorientata, confusa, irritabile, sospettosa, non vuole nessuno in casa, nemmeno i figli, chiude tutto a chiave… Aldo si ritrova ad essere l’unica persona che Maria accetta, anche se talvolta non lo riconosce. Mentre racconta, con parole misurate e sobrie, mi trasmette una sofferenza intrisa di nostalgia e di grande dignità, consapevole della ineluttabilità della malattia che gli sta portando via l’amata moglie mentre è ancora in vita.

Ascoltandolo, capisco che non mi sta chiedendo consigli medici. Maria è seguita da specialisti e riceve tutta l’assistenza che è possibile e doverosa nelle sue condizioni. Non chiede sollievo o spazio per sé. Con le lacrime che adesso sgorgano, mi chiede cosa può fare per Maria, per «ringraziarla di tutto quanto ha fatto per me e per la famiglia». Come prendersene cura con gratitudine, con gentilezza, pazienza, impegno. Quali piccole attenzioni possono trasmetterle il suo amore, che la malattia non ha spento, ma fortificato e affinato. 

Adesso sono io a commuovermi… Aldo mi sta testimoniando, in una situazione estrema, che «forte come la morte è l’amore». Mi fa intuire la profondità del patto matrimoniale – fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia. 

Come sottolinea Papa Francesco in Amoris laetitia, «quando gli altri non possono più riconoscere la bellezza di tale identità, il coniuge innamorato continua ad essere capace di percepirla con l’istinto dell’amore, e l’affetto non scompare. Riafferma la sua decisione di appartenere ad essa, la sceglie nuovamente ed esprime tale scelta attraverso una vicinanza fedele e colma di tenerezza».

 

M.L. Toller
Rubrica Testimonianze,
dal Blog Storie, incontri, parole sulla Via della Pace

Articolo precedente
Io e la Chiesa
Articolo successivo
Dio parla alla mia vita