Il nostro tempo impone a tutti un ritmo veloce, sempre alla ricerca di “adrenalina”. Ci siamo adattati a pensare che valiamo solo quando facciamo qualcosa di un po’ straordinario, che ci emoziona, che ci fa sognare. Ma sognare ha due significati: non accontentarsi e agire per raggiungere una mèta, o abbandonarsi al sonno e rimanere fermi. C’è un sogno che ci mette in moto e ci fa vivere e un sogno che ci inganna e ci fa morire.
Come posso capire di che specie è il mio sogno? Dalla perseveranza.
La perseveranza, per gli antichi, è una virtù, cioè una forza. «Con la vostra perseveranza salverete le vostre vite!» Anche Gesù lo ha detto e questa sua frase deve aver proprio colpito i suoi discepoli che, – per non dimenticarla – l’hanno subito scritta e trasmessa come Vangelo, cioè come buona notizia.
Perseverare – cogliendo le sfumature che ci fornisce la lingua dei Vangeli, il greco – significa ‘starci sotto’ alle cose di tutti i giorni, alle difficoltà che comportano, senza fuggire, con forza e coraggio, anzi, con gioia.
Io sono grato a persone semplici che ho incontrato, che nella loro vita hanno dovuto fare sempre la stessa cosa, eppure trasmettevano contentezza.
Non è che, forse, la vera fedeltà al nostro tempo, così complesso, così difficile da decifrare, passa dall’esercizio della perseveranza? E sento la gratitudine per tante persone che tessono legami di pace con perseveranza, che pregano, che lavorano, che ricostruiscono ciò che altri hanno distrutto, che ascoltano, che incoraggiano. Senza stancarsi.
Tiziano Civettini