Perdono

La vendetta e la condanna non lasciano scampo: pur in modalità differenti, mirano entrambe a dare a ciascuno ciò che gli spetta: tanto hai fatto, tanto meriti. Perdonare è scegliere una terza via.

Nel perdono, al centro ritorna ad esserci la persona. Di fronte a una “giustizia” che cerca di rimediare a un torto infliggendone un altro, il perdono sceglie di rispondere al male col bene; mira a recuperare vittima ed offensore. Ci sono, però, violenze e soprusi, gravi ingiustizie, orrori inaccettabili, di fronte ai quali risulta quasi oltraggioso parlare di perdono.

Eppure, è proprio in queste situazioni che il perdono dà il meglio di sé, perché ha la capacità di riportare la vita proprio lì dove è stata tolta.

Tutti noi siamo fatti per la vita, per dare vita, e siamo attratti da tutto quello che va in questa direzione, compreso il perdono, che è atto creativo per eccellenza. Come diceva don Domenico Pincelli, cofondatore di Via Pacis, il perdono è addirittura un atto più grande della creazione: questa crea qualcosa dal nulla, mentre il perdono è capace di creare il bene da un male.

Ma il perdono non viene naturale. Il perdono va imparato. È la ferma decisione di rinunciare al diritto di rivalersi sul proprio offensore. Di primo acchito, può sembrare profondamente ingiusto perché, di fatto, lascia un torto impunito, accettando che quell’equilibrio fondato sulla giustizia rimanga irreversibilmente incrinato. Ed è per questo, forse, che tendiamo a preferire un sistema che, pur di rimediare a un’ingiustizia, è disposto – per necessità – a commettere una violenza.

Bisogna allora pensare che perdono e giustizia siano inconciliabili? che dove c’è l’uno non può esserci l’altro? Questa idea rischia di far perdere di vista che al centro di tutto occorre rimettere la persona, e una giustizia che si dimentichi della persona non è vera giustizia.

Allora anche il perdono assume un’altra luce: si rivela non come negazione della giustizia, ma come ciò che la esalta, la completa. Non dà a ciascuno il suo, ma ad entrambi – offeso ed offensore – di più. Se la vendetta, per rimediare a un torto, è costretta a commetterne un altro, il perdono risponde a un male con un bene maggiore. E se la vendetta, ristabilire la “giustizia”, toglie qualcosa aumentando il deficit, il perdono, per sua natura, crea un surplus.

 

di Paolo Maino

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