«È un momento difficile per essere giornalisti»
Me lo dicono al telefono, alla fine di una giornata di lavoro in redazione, alla fine di una giornata in cui ho ascoltato le difficoltà di un gruppo di genitori. È un momento difficile per essere giornalisti. È un momento difficile per lavorare con le parole. È un momento difficile anche per la verità, ad essere onesti.
Se c’è una cosa che ho imparato in redazione è che sono responsabile delle parole che uso. Lo sono perché rischio di beccarmi una querela. Lo sono perché credo nelle mie parole, credo che raccontare le cose possa innescare un cambiamento. Credo che trovare le parole giuste per esprimere le storie altrui sia fondamentale. Credo nel potere trasformativo delle parole.
Le parole, usate bene, penetrano la realtà, danno una forma alle cose, aiutano a comprendere il presente e il passato e forniscono lo strumento per immaginare il futuro. Le parole sono lo strumento del pensiero e se non possiamo pensare il futuro non possiamo costruirlo. Per quanto l’essere umano abbia molteplici linguaggi, è sempre sulla parola che costruiamo la società. Sulle leggi scritte, sull’informazione, sul dialogo tra persone diverse (e anche queste sono parole), sulla capacità umana di comunicarsi.
Che cosa succede però, quando abdichiamo alla responsabilità delle nostre parole?
Succede che le parole perdono peso, perdono valore e perdono spessore. Succede che si genera confusione, succede che la verità viene calpestata, modificata e interpretata. Succede che le opinioni si radicano fino a diventare assiomi e il dialogo si spezza. Succede che usiamo le parole come proiettili e ci dimentichiamo che siamo responsabili di ciò che diciamo.
Siamo sommersi dalle parole, dai commenti, dalle voci, dalle opinioni. Siamo sommersi di gente che parla e in mezzo a questo putiferio non c’è nessuno disposto ad assumersi la responsabilità di ciò che dice.
Ognuno di noi ha la sua verità, il suo punto di vista e la sua opinione ed è giusto e bellissimo così. Le parole dovrebbero essere lo strumento con cui esponiamo ciò che pensiamo, impariamo cose nuove, cresciamo e miglioriamo. Assumersi la responsabilità delle nostre parole vuol dire questo: usarle nel modo giusto. Vuol dire riconoscere che ciò che diciamo ha degli effetti sulle persone, sulla realtà, perfino sul mondo. Se riconosco il peso delle mie parole saprò metterle al servizio della verità. Se riconosco il peso delle mie parole saprò chiedere scusa quando non rispecchiano la verità. Se riconosco il peso delle mie parole saprò usarle per generare vita.
Le parole cambiano il mondo e possiamo decidere come: possiamo usarle alla leggera, possiamo usarle come proiettili, possiamo usarle profondamente, possiamo metterle al servizio della verità. Possiamo usarle in un dialogo o scegliere il monologo, possiamo essere un coro e preferire l’assolo. Possiamo esserne responsabili o continuare a gettare spazzatura nel mondo.
Indipendentemente, le parole cambiano la realtà. E sono una nostra responsabilità.
Daphne Squarzoni
