Giubileo 2025 – Fiamma viva della mia speranza

“Fiamma viva della mia speranza”

Con queste parole, incipit dell’inno del Giubileo, possiamo riassumere il pellegrinaggio Via Pacis a Roma: pellegrini di speranza per ricevere la fiamma viva dello Spirito Santo.

È infatti nei giorni di Pentecoste, dal 6 all’8 giugno, che ha avuto luogo in piazza san Pietro il Giubileo dei Movimenti, delle Associazioni e Nuove Comunità, così come previsto dal calendario giubilare. Non è certamente un caso che questa parte di Chiesa sia stata convocata nei giorni della Pentecoste. Le sue origini infatti possono essere fatte risalire in gran parte alla potente manifestazione dello Spirito Santo che si chiama Concilio Vaticano II.

I pellegrini Via Pacis (una cinquantina di varie età, con la “mascotte” Ignazio, di 5 mesi, che ha rallegrato tutti con i suoi trilli felici), preparati anche nel cuore dalla preghiera e da varie esortazioni nei giorni precedenti, hanno voluto accedere, attraverso la Porta Santa, innanzitutto al sacramento della Riconciliazione, nella Basilica di San Paolo fuori le mura.

Quale modo migliore, infatti, di riaccendere la speranza se non abbeverandosi ad una delle sue principali sorgenti: il perdono ricevuto, dato, trasformato in misericordia da quella Misericordia che noi per primi riceviamo. I cuori pacificati immettono nel corpo della comunità nuova linfa, “endorfine” spirituali che si manifestano in atti concreti di perdono, accoglienza ed amore.

Nelle ore che precedono la veglia di sabato 7, piazza S. Pietro si riempie di una folla variopinta e gioiosa. Grande attesa ed entusiasmo per papa Leone XIV, che ci rivolge le sue parole:

«Lo Spirito creatore, che nel canto abbiamo invocato – Veni creator Spiritus –, è lo Spirito disceso su Gesù, il protagonista silenzioso della sua missione: “Lo Spirito del Signore è sopra di me” (Lc 4,18). Domandando che visiti le nostre menti, moltiplichi i linguaggi, accenda i sensi, infonda l’amore, rafforzi i corpi, doni la pace ci siamo aperti al Regno di Dio. È questa la conversione secondo il Vangelo: volgerci al Regno ormai vicino. In Gesù vediamo e da Gesù ascoltiamo che tutto si trasforma, perché Dio regna, perché Dio è vicino. In questa vigilia di Pentecoste siamo profondamente coinvolti dalla prossimità di Dio, dal suo Spirito che unisce le nostre storie a quella di Gesù. Siamo coinvolti, cioè, nelle cose nuove che Dio fa, perché la sua volontà di vita si realizzi e prevalga sulle volontà di morte». (leggi testo completo)

Partecipando come Associazione Via Pacis, la nostra bandiera vicino ad una delle fontane, abbiamo l’impressione che il nostro cuore si espanda fino a contenere ed amare tutte le persone intorno, le nazioni dalle quali provengono ed il mondo intero, così tremendamente bisognoso di speranza e di pace.

La domenica mattina, in attesa dell’Eucarestia. È davvero uno spettacolo emozionante: decine e decine di migliaia di persone convergono da ogni parte verso S. Pietro. La piazza si riempie rapidamente, traboccano di gente via Conciliazione e le strade adiacenti.

Colpiscono i colori, esaltati dal sole, rossi gialli verdi azzurri in ogni sfumatura. La stessa sensazione piena e appagante di un prato di montagna, la cui essenza è proprio la diversità delle erbe e dei fiori. Lo sguardo non si stanca di ammirarne l’armonia ed è come rapito dalla sua bellezza. Mentre viene proclamato il racconto della Pentecoste dal libro degli Atti degli Apostoli, sventolano le bandiere «di ogni nazione che è sotto il cielo» … «siamo Parti, Medi, Elamiti…», europei dell’ovest e dell’est, americani del nord e del sud, africani, asiatici, australiani; siamo carismatici, neocatecumenali, scout, focolarini… E tutti insieme proclamiamo le grandi opere di Dio.

E il Papa chiarisce nella sua omelia: «Lo Spirito Santo apre le frontiere prima di tutto dentro di noi, aprendoci agli altri nella gioia della fraternità. E questo è un criterio decisivo anche per la Chiesa: siamo davvero la Chiesa del Risorto e i discepoli della Pentecoste soltanto se tra di noi non ci sono né frontiere né divisioni, se sappiamo dialogare e accoglierci reciprocamente integrando le nostre diversità, se come Chiesa diventiamo uno spazio accogliente e ospitale verso tutti».

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