Speranza viva – Festival della missione 2025

Il Festival della Missione, quest’anno a Torino dal 9 al 12 ottobre 2025, ha offerto uno sguardo diverso sul mondo. Un’occasione per vedere oltre le notizie drammatiche e le difficoltà quotidiane e scoprire che la speranza esiste: concreta, viva.

Durante queste giornate abbiamo ascoltato storie di figli uccisi, di popoli in guerra, di villaggi ridotti alla povertà, di persone senza casa e senza opportunità. Eppure, ciò che ne è emerso è stato un messaggio chiaro e forte:

anche nelle situazioni più dure, c’è chi decide di agire per il bene, chi sceglie la potenza del perdono, c’è chi ha scoperto che “la bontà è disarmante” …chi sceglie di essere missionario, ogni giorno, nella sua realtà, con piccoli gesti capaci di generare grande speranza.

Dal Trentino siamo partiti in 30 (dai 15 ai 40 anni), con un pullman organizzato dal Centro Missionario di Trento, riunendo tre realtà del territorio sensibili a queste tematiche: il Centro Missionario, noi Via Pacis e C’è Campo odv. Anche questo andare insieme è stato significativo: una bellissima opportunità di fare rete, di conoscere giovani che si spendono per gli altri, di rafforzare l’unione tra realtà e persone che condividono il desiderio di contribuire al bene.

E una volta arrivati a Torino siamo stati travolti da un’atmosfera di bene, di speranza, di attenzione verso il prossimo che è stata rigenerante e rincuorante:

“Un festival che in me ha alimentato la speranza di un mondo più solidale, ha nutrito la mia fede personale e comunitaria, ha confermato la scelta di fare la mia piccola parte, consapevole di non essere sola. Forse il festival è proprio questo: un luogo in cui ritrovarsi, ascoltarsi, guardarsi in volto e rendersi conto che non siamo da soli a portare bene in questo mondo, a smuovere le acque lì dove sembra tutto fermo, a parlare e credere nella pace, a tendere la mano e guardare il volto prossimo. È una conferma a continuare, insieme, ad essere missionari nella nostra quotidianità.

ELENA  – 30 anni

Il programma del Festival, ricco e variegato, prevedeva testimonianze, tavole rotonde, momenti di formazione, laboratori di creatività e attività interattive, il tutto legato dal tema “Il volto prossimo”. L’evento centrale di sabato 11 ottobre, in Piazza Castello, ha accolto migliaia di persone per “Disarmati. Volti della resistenza” per ascoltare gli ospiti che hanno parlato con coraggio e smosso i cuori dei presenti, interrogando le coscienze. Nomi di spicco quali Kim Aris (figlio della Nobel per la Pace Aung San Suu Kye – Myanmar), Taghi Rahmani (marito della Nobel per la Pace Narges Mohammadi – Iran), don Mattia Ferrari (il cappellano della ong Mediterranea e coordinatore di EMMP), Basel Adra (attivista, giornalista e fotografo palestinese, uno dei registi di No other land) in dialogo con Yonatan Zeigen (attivista per la pace, israeliano), suor Azezet Kidane (comboniana dell’Eritrea impegnata a favore delle vittime della tratta di esseri umani ) e don Luigi Ciotti (fondatore del Gruppo Abele e di Libera, impegnato contro le mafie, la corruzione, le disuguaglianze e la povertà).

I giovani che hanno partecipato hanno raccontato come queste giornate abbiano acceso in loro la voglia di agire, di rendere concreto ciò che imparano sulle questioni di pace e solidarietà.

Quello che mi porto via da questa esperienza è una voglia e un desiderio di fare il mio piccolo, di dare una mano per quel poco che posso. Perché non c’è un gesto piccolo abbastanza da non valerne la pena, e perché sommandoli tutti insieme si ottiene qualcosa di immenso

GABRIELE – 23 anni

Partecipare al Festival della Missione è stato davvero un momento di grande ispirazione per me. A Torino ho avuto la possibilità di scoprire nuove realtà, molto diverse da quella in cui vivo ogni giorno, grazie ai racconti di missionari che hanno scelto di dedicarsi con passione a cause che parlano di pace.
Le loro storie mi hanno toccato profondamente e mi hanno lasciato una grande motivazione, oltre al desiderio di continuare a camminare sulla strada della solidarietà, quella fatta di piccoli gesti in cui la pace si fa presenza concreta. Durante il festival ho capito quante sfumature può avere la parola “pace” e quanto sia possibile portarla nella vita di tutti i giorni, anche nelle cose più semplici.

ALICE – 18 anni

Al giorno d’oggi si parla principalmente del male e delle cose terribili che avvengono. Dobbiamo cambiare le cose e mostrare che siamo circondati da persone buone, piene d’amore, pronte ad aiutare il prossimo sempre con il sorriso!

MARGHERITA – 15 anni

Questa esperienza mi ha fatto capire che bisogna guardare al di fuori della propria esperienza di vita, e chi lo sa, magari in un futuro provare a fare una piccola esperienza in missione. È stato un festival veramente forte e interessante perché mi ha arricchito come persona e ho capito anche che intorno a me ci sono persone che hanno più bisogno. Sono contenta di aver vissuto queste due giornate con delle persone fantastiche.

VITTORIA – 15 anni

A Torino sono rimasta colpita da così tante persone che si stavano mettendo in gioco per trasmettere un messaggio profondo: l’importanza della missione, del servizio, dell’amore concreto. Ho potuto vedere con i miei occhi quante persone dedicano tempo, energie e cuore ad aiutare chi è più nel bisogno e a lottare per la pace. Questi due giorni mi hanno ricordato che la nostra voce, le nostre azioni, anche le più piccole, sono potenti, disarmanti, se fatti con coraggio e cuore. Spesso noi giovani sogniamo di cambiare il mondo e pensiamo che per farlo servano gesti grandiosi e ci abbattiamo non credendo di potercela fare. Ma la verità è che spesso ci scordiamo che tutto parte da un piccolo passo, da un gesto semplice, sincero, che può davvero cambiare qualcosa, e crea una catena.

ANNA – 23 anni

Ogni incontro, ogni piccolo gesto, può essere davvero un seme di pace e di cambiamento.

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