Leggendo AMAPREGAPERDONA di Daphne Squarzoni
Quando sento dire che Daphne sta scrivendo un libro su don Domenico, al primo impatto penso: “Ah, wow, interessante”, ma senza attribuirgli particolare importanza o valore, quasi senza percepire il desiderio di averlo presto tra le mani. Dentro di me, penso di aver già sentito nominare don Domenico durante il mio cammino in Via Pacis, come se lo conoscessi già, relegandolo in un angolo della memoria, come le foto di vecchi parenti appese alle pareti a casa della nonna.
La presentazione di Daphne alla giornata di festa al Centro Via Pacis, però, mi colpisce subito. Le sue parole arrivano dritte al cuore, forse perché è una persona più vicina a me per età, e mi spingono immediatamente a desiderare di prendere il libro. Lo acquisto subito al termine della giornata.
Inizio la lettura e mi sembra di essere catapultata in un mondo parallelo; nella mia mente, inizio a intravedere le immagini e le scene che Daphne racconta. Entro in empatia con le sue parole. Qualcosa mi spinge a continuare, a divorare ogni singola parola. È strano, mi sento parte di tutto ciò che viene raccontato, forse perché conosco ogni singola persona che lei ha incontrato per farsi raccontare di don Domenico.
Mi sento come se fossi anch’io lì, tra le righe, come se Daphne parlasse anche di me, di come il mio rapporto con Dio è cambiato negli anni, di come la mia fede è cresciuta, di come le persone da lei citate sono state parte importante del mio percorso di fede e, soprattutto, del mio percorso di crescita personale.
Più vado avanti nella lettura, più mi rendo conto che don Domenico non lo conoscevo affatto. Più lo conosco tra le righe, più mi rendo conto di averlo sempre dato per scontato.
Inizio a capire che nel mio percorso di formazione all’Alleanza, effettuato negli scorsi anni, sentivo mancare un tassello importante. A dicembre ho firmato l’Alleanza in Via Pacis, consapevole di voler essere strumento nelle mani di Dio nella Chiesa, per mezzo del carisma Via Pacis.
Ora mi sento più convinta della mia scelta, di conoscere davvero l’origine della mia fede, di avere fiducia nel carisma che ho scelto di vivere, perché ora mi sento di conoscere veramente don Domenico, un pilastro fondamentale di Via Pacis.
Sono una persona molto riflessiva e spesso mi trovo a chiedermi: “Perché si fa così?” “Perché è sempre stato fatto o detto così in Via Pacis?”. Ora, grazie ai racconti di Daphne, inizio a comprendere molti aspetti di Via Pacis, a dar loro un volto e un significato.
Continuo la lettura, e don Domenico sembra vivo, presente accanto a me. Avverto forti emozioni. Sembra che don Domenico sia sempre stato vicino a me da quando Via Pacis è entrata nella mia vita. Tante volte ho sentito parole e frasi guida citate da persone più avanti nel cammino; lui era lì. Lui è qui. Lui è parte della mia scelta di camminare con Dio in Via Pacis. Lui è presente nel mio matrimonio con Emanuele, perché è proprio in Via Pacis che il nostro amore è nato e sta crescendo. È lui che, insieme alle azioni e parole dei nostri fratelli di cammino e dei nostri accompagnatori, ci sta guidando nel mondo. Lui, che ha vissuto in un’epoca ormai lontana dalla mia generazione, ma che è capace di farsi spazio e vita, come fa la Parola di Dio.
Finisco il libro con lacrime di gioia e commozione. Ora immagino Domenico a chiacchierare in cielo con i miei nonni e spero tanto che possano raccontargli qualcosa di me, anche se so che lui, in fondo, mi conosce già. Don Domenico ha vissuto, vive e vivrà sempre. Spero tanto possa vivere anche in me.
Grazie Daphne, grazie Via Pacis, grazie don Domenico.
Angelica Ciech