Don Domenico, prete dei poveri

Nel centenario dalla sua nascita, un aspetto della vita di don Domenico mi appare particolarmente significativo per “far memoria”, un aspetto che era divenuto il suo stile di vita.

Don Domenico era un amante delle persone e in modo particolare dei poveri: poveri perché ammalati, poveri perché vuoti spiritualmente, poveri perché soli o anziani, poveri per mancanza di beni di prima necessità, senza casa, senza medicine, senza lavoro.

Questo continuo sguardo verso i poveri, verso la persona, qualunque persona, e contemporaneamente il suo distacco dal denaro, l’aveva portato ad uno stile di vita sobrio.

Viveva una sobrietà non come rinuncia, ma come espressione di libertà: libertà di scelta, libertà di pensiero, libertà dai condizionamenti del consumismo, dalla pubblicità, dalle mille voci del mondo.

Viveva questo binomio – libertà e sobrietà – come mezzo potente per saper distinguere, saper discernere tra le cose necessarie e i bisogni indotti.

In un mondo dove tutto si misura sulla quantità delle cose che si possiedono, don Domenico ha saputo porre al centro del suo agire la persona, l’altro, indipendentemente dalla cultura, dal ceto sociale, dal colore della pelle, dalla religione, con un’attenzione particolare verso la vita nascente e le madri in difficoltà.

Era convinto che la fede, se non si fa azione e opera, non è autentica; se non si fa grembo, accoglienza, attenzione, non è vera; se non si fa perseverante, coraggiosa, non dà frutto.

 

di Paolo Maino

 

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