Il figlio del giardiniere

Lavoro come giardiniere all’ospedale di Sembè, il miracolo di Sembè. Il mio bambino si è ammalato e hanno dovuto ricoverarlo in pediatria. Questa notte rimango con lui. Quando stavano costruendo questo ospedale ho sentito più volte le suore dire che era pericoloso, che era una missione da folli. Lo volevano chiudere. Se lo avessero fatto? Che ne sarebbe del mio bambino? Sarebbe morto come tante altre persone che vedo entrare tutti i giorni qua dentro? La suora arriva sempre con le camionette piene di persone che stanno male, ad alcune bisogna amputare un braccio o una gamba, altre sono state avvelenate da un serpente e altre ancora devono essere operate. Che ne sarebbe di queste persone senza l’ospedale? Qualche volta sento i bambini piangere di notte, quando mi fermo qui. Piangono perché hanno fame. L’ospedale ha una cucina rotonda e le suore stanno sveglie e danno il latte ai bambini. A volte gli danno anche il pane o la cioccolata. Quando sono fortunati gli danno le sardine. Un signore ha detto alla suora che  i bambini non dovrebbero piangere per la fame. Ma in Africa succede così. Dall’Italia arrivano dei fondi per i medicinali e per il cibo e anche per le scuole. A scuola i bambini imparano a coltivare e forse un giorno smetteremo di avere fame. Intanto bastano i serpenti e le rane e i topi che catturiamo. Qualche volta i serpenti entrano anche in ospedale, non sono mai riusciti a fare del male a nessuno e noi riusciamo sempre a mangiarli. Anche questo è un miracolo, proprio come questo ospedale.

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