Di ritorno dai campi

La giornata nei campi è quasi finita.
La mia sorellina si è fatta male oggi: lei ha tre anni e non è forte come me che ne ho già sei.
Il sole sta tramontando e se non ci sbrighiamo sarà buio e non riusciremo a tornare a casa. Se non torniamo il papà non può mangiare e poi magari sta male e si preoccupa e si arrabbia.
Dico alla mia sorellina di darsi una mossa, ma è talmente stanca che non ce la fa a camminare. Ancora non sa bene parlare e a volte faccio fatica a capirla, soprattutto quando torniamo dal lavoro e sono stanca.
«Ti prendo sulle spalle» le dico sollevandola. Le braccia mi fanno male e le gambe non mi reggono quasi, ma dobbiamo essere a casa prima che faccia buio, anche se casa è lontana.
Mentre cammino la mia sorellina si addormenta, anche oggi siamo riuscite a mangiare solo la mattina. Ho paura che se continua così si ammalerà. Però come faccio a fare tutto da sola? Il papà è a casa e non si muove, è paralizzato povero babbo.
Cammino fino a casa e arriviamo che è quasi notte. Si è rifatto il buco sul tetto e l’asse marcita tra poco si spezzerà. Allora dovrò cercare qualcosa per tenerla in piedi. Ma ci penserò domani: adesso devo dare da mangiare al papà.
Sposto il pezzo di lamiera che fa da porta ed entro a casa. «È venuta una suora a cercarvi, la ha mandata il prete per darci una mano» dice il papà. Sta sorridendo felice come non lo ho mai visto. È così bello felice che mi viene da piangere: grazie signora Suora.

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