Come una carcerata

L. è bloccata a Bicol. Lei e la sua famiglia erano partiti per andare a trovare dei parenti. A L. sembrava tutto meraviglioso: per la prima volta faceva un viaggio con la famiglia. Solitamente i soldi non bastavano mai per andare da nessuna parte e questa volta invece la mamma ed il papà erano riusciti ad organizzare questa trasferta. Quando L. ha comunicato la novità alle suore, loro erano molto sorprese: non si aspettavano che sarebbero riusciti a partire. L. era felice. Poi sono arrivati a Bicol e tutto il paese è finito in lockdown. L. non sapeva nemmeno cosa volesse dire lockdown prima di questa situazione. Adesso ha imparato. Ha imparato che lockdown significa non poter tornare a casa, non poter studiare, stare lontano dagli amici mentre la gente fuori muore parlando di un virus che nessuno sa curare. L. ha paura.  Paura di non poter più tornare a studiare. Paura di morire. Paura che le persone a cui vuole bene possano morire. Vorrebbe almeno tornare a casa sua, a Mabini. Però c’è il lockdown e non si possono muovere. La mamma ed il papà sono molto preoccupati: se non tornano a casa non possono lavorare. Se non lavorano, lei non potrà studiare. E intanto tutti possono morire. L. non è mai stata in prigione, ma in questo momento, con il lockdown che le fa da cella, si sente come una carcerata.

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